Chiudere o aprire.
Anche nelle convivenze più belle e serene, in famiglia, a scuola, sul lavoro, non mancano mai momenti di attrito, divergenze, scontri. Si arriva a togliersi la parola, ad evitare di incontrarsi, per non parlare di quando si radica in cuore l’odio vero e proprio, verso chi non la pensa come noi.
Non basta il “non ho fatto niente di male o di sbagliato!” serve chiedersi “cosa ho fatto di bene?”, cosa ho fatto per far crescere e migliorare me stesso, chi amo, la realtà in cui vivo?
Quando non si perde tempo a lamentarsi, ma ci si preoccupa del bene concreto, accadono tante cose belle attorno a noi.
E’ vero, c’è sempre il pericolo di camminare in un labirinto, dove non c’è meta. E nemmeno uscita.
Ma, davanti a una porta, tocca sempre ad ognuno decidere se, quando, a chi, come e cosa chiudere o aprire.
Davanti a situazioni nuove, improvvise, strane, ma anche abitudinarie e conosciute…
Puoi chiudere, e ci viene facile!
Puoi chiudere la bocca, chiudere in gabbia, chiudere rapporti e storie, chiuderti nei ricordi, chiudere gli occhi per non vedere o le orecchie per non sentire, chiudere la testa per non pensare o il cuore per non soffrire.
Più complesso, costoso e rischioso è aprire dialoghi, storie, rapporti, aprire la mente, il cuore, lo sguardo, aprire prospettive, occasioni, percorsi nuovi.
Allora: chiudere facilmente o aprire con un po’ di fatica?
Diffidiamo delle formule prefabbricate, diffidiamo delle risposte a portata di mano sfilate dalla manica come carte da gioco truccate e da proposte che sembrano dare tutto senza chiedere nulla.
Occorre mettersi in gioco da valorosi, di quel valore nella realtà spiccia, nel fare bene e volendo il bene, diventando allergici a pregiudizi, ipocrisia, supponenza.
Occorre cercare e rischiare, e noi abbiamo le chiavi…
Buona Domenica e Buona Settimana.